Le risorse per uscire dalla crisi
Sono tre i nodi fondamentali da sciogliere per contrastare la crisi: lottare contro la dispersione scolastica, potenziare i percorsi formativi per il lavoro e costruire un sistema per l’apprendimento permanente.
Lotta alla dispersione: occorre dare impulso alle anagrafi degli studenti a livello nazionale, regionale e provinciale perché non vi può essere una efficace lotta al fenomeno della dispersione senza un censimento completo e continuo della popolazione soggetta all’obbligo di istruzione e al diritto-dovere. Nel 2007 a fronte di 984.000 giovani individuati all’interno dei tre percorsi previsti per legge, oltre 1 milione e 330 mila giovani tra 14 e 17 anni non sono stati censiti. D’altro canto solo 10 tra le 21 amministrazioni regionali dispongono di un’anagrafe centrale. Anagrafi che funzionano ai diversi livelli e interagiscono possono disporre del flusso di informazioni necessario al fine di permettere la tracciabilità dei percorsi, intercettare e riorientare i dispersi, realizzare interventi mirati di prevenzione della dispersione.
Riorganizzazione dell’istruzione tecnico-professionale e dell’istruzione e formazione tecnica superiore: è necessario proseguire l’azione di rilancio iniziata nella scorsa legislatura superando definitivamente la gerarchia della scuola secondaria superiore con al vertice i licei a favore di percorsi di pari dignità culturale. La costruzione di un unico settore tecnico-professionale, razionalizzato nel numero degli indirizzi e potenziato nella didattica laboratoriale e nell’alternanza scuola-lavoro, va in questa direzione. L’avvio del rafforzamento dell’identità dei percorsi tecnico-professionali unito a quello della riorganizzazione dell’istruzione e formazione tecnica superiore ha già prodotto un primo segnale di inversione di tendenza: nel 2008 gli istituti tecnici hanno registrato uno 0,6% in più di iscritti. La riforma va quindi realizzata con tempi e procedure che tengano contro di tutti i soggetti in campo e nel rispetto delle competenze delle Regioni, con le quali un accordo è indispensabile anche al fine di assicurare modalità integrate per conseguire le qualifiche professionali.
Sistema dell’apprendimento permanente: occorrono interventi tempestivi e coerenti, innanzi tutto una legge nazionale per l’apprendimento permanente e un programma di interventi pluriennale per raggiungere in tempi ravvicinati risultati di aumento degli adulti in formazione e avvicinarci il più possibile agli obiettivi europei. Occorre una legge che affermi l’apprendimento permanente come nuovo diritto di cittadinanza, prevedere le misure per garantirne l’effettiva fruizione, promuovere la costruzione di un sistema nazionale della formazione permanente. Occorrono interventi a sostegno della contrattazione della formazione, a livello nazionale e nei posti di lavoro, che estendano i diritti formativi a tutte le tipologie di lavoro, assicurino in primo luogo la formazione per la sicurezza, potenzino la contrattazione di secondo livello sui temi della produttività/organizzazione del lavoro/salari e inquadramenti. È necessaria una visione sinergica dell’educazione degli adulti e della formazione continua, così come prospettato dall’accordo tra Regioni, Governo e Parti Sociali del marzo 2006, che prevede un utilizzo integrato delle risorse per la formazione continua (leggi nazionali, fondi comunitari, fondi interprofessionali) e una programmazione unitaria e coerente di iniziative che rispondano alla domanda di crescita dei territori. In alcune Regioni (Toscana, Emilia Romagna, Veneto, Campania, Marche, Lazio) questi accordi sono stati realizzati e si sono anche costituiti Tavoli Permanenti di programmazione integrata e monitoraggio degli interventi. Altri risultati, parziali ma rilevanti, per sviluppare la formazione permanente possono essere conseguiti dando impulso al Tavolo Nazionale per la costruzione di standard minimi professionali e formativi e di certificazione delle competenze, un passaggio essenziale per certificare le competenze acquisite, riconoscere i crediti formativi e quindi garantire la produttività dei percorsi formativi.
Fabrizio Dacrema